Gio. Nov 21st, 2024

La pandemia causata dal Coronavirus ha sconvolto tutti i settori del mondo: ci siamo trovati a combattere un nemico totalmente sconosciuto, che ci ha costretti a cambiare le nostre abitudini. Tra questi, anche il mondo del betting è cambiato: dopo aver subito un lungo stop, dovuto ovviamente al lockdown, l'universo delle scommesse sportive ha subito delle modificazioni importanti. Andiamo a scoprire com'è cambiato il betting con il Coronavirus, affrontando in particolare quello più importante a nostro avviso: la scomparsa del fattore campo.

Com'è cambiato il betting con il Coronavirus: la scomparsa del fattore campo

Uno dei modi più palesi di com'è cambiato il betting con il Coronavirus è sicuramente la scomparsa del fattore campo. L'assenza di pubblico, infatti, ha ridotto di tantissimo lo scarto fra giocare in casa e fuori casa. Certo, la squadra che gioca in trasferta deve pur sempre affrontare un viaggio e "subire" la soggezione di uno stadio e di uno spogliatoio non suo, ma la mancanza dei tifosi, capaci di esaltare i propri beniamini o di creare un ambiente ostico per gli avversari, è un cambiamento enorme. 

"Il calcio senza tifosi non è vero calcio" ha ripetuto più volte l'allenatore del Napoli, Gennaro Gattuso, e sono in tanti nel settore a pensarla così. Recentemente, è stata varata una normativa che prevede la possibilità per le squadre di ospitare 1000 tifosi per partita. Una goccia nel mare, ma pur sempre un inizio, nella speranza di rivedere gli stadi pieni quanto prima.

Gli studi che confermano la tendenza

A confermare questa teoria, arriva uno studio di The Conversationche fa emergere che, con le porte chiuse, le probabilità di successo della squadra di casa scendono dal 46% al 36%, mentre quelle della squadra in trasferta salgono dal 26% al 34%, attestandosi ad un sostanziale pareggio.

In alcuni campionati questa differenza è molto sostanziale: in Liga, la percentuale di vittorie casalinghe è passata dal 47% pre-lockdown al 40.9% post-lockdown; nella Serie A Russa si è passati dal 42.2% pre-lockdown al 33.3% post lockdown; fino ad arrivare al clamoroso caso della Bundesliga, in cui addirittura si è passati da una percentuale di vittorie casalinghe pre-lockdown del 45.8% al 31.7% post-lockdown.

Il Caso NBA

Anche per altri sport il discorso è lo stesso: pensiamo all'Nba, in cui la regular season, la parte più lunga della stagione, serve non solo a decretare le squadre che parteciperanno ai playoffs, ma anche e soprattutto il relativo fattore campo. Playoffs che, invece, si stanno svolgendo nella bolla di Disneyworld ad Orlando, ovviamente senza pubblico, e in cui sono avvenuti risultati clamorosi, i cosidetti upset.

Due esempi su tutti: i Denver Nuggets che sono riusciti ad arrivare in finale di Western Conference eliminando squadre molto più quotate; i Miami Heat, che si stanno giocando il titolo contro i Lakers dopo essersi piazzati al 5o posto nella classifica della Eastern Conference, addirittura con l'11o record di regular season nella classifica generale.

Conclusione

La scomparsa del fattore campo è dunque uno degli esempi più concreti di com'è cambiato il betting con il Coronavirus: le differenze tra casa e fuori casa si sono assottigliate sempre di più, rendendo molto più imprevedibili i pronostici sui risultati finali (1X2). La tendenza a dare per favorita la squadra di casa, a prescindere dai valori in campo, è qualcosa su cui gli scommettitori non possono più fare molto affidamento.

E questo è un altro dei piccoli sconvolgimenti causati dal Coronavirus.